Il Rebranding o brand redesign è il processo attraverso cui l’identità di un marchio, in toto o solo in alcuni suoi aspetti, viene rivisitata, reinterpretata, riattualizzata per darle vita nuova e un nuovo corso commerciale. Questo è un compito delicato da realizzare poiché entrano in gioco non solo le doti di buon gusto e capacità creative del designer, ma anche la sua professionalità di consulente in senso più ampio. Per far questo è importantissimo un buon livello di onestà e chiarezza nella comunicazione tra le parti, ma ancor prima è fondamentale che la comunicazione ci sia fin dall’inizio, prima ancora di iniziare il lavoro, e sia sempre aperta attraverso il più semplice ed efficace degli strumenti: la domanda diretta.
Le 11 domande da rivolgere al cliente quando si progetta un Rebranding
1) Cosa ti piace di più della tua attuale brand identity?
Non tutto deve per forza essere buttato: l’identità è strettamente legata alla storia dell’azienda e a chi l’ha fatta: per questo abbandonare tutto il pregresso non è sempre la scelta migliore. Lavoriamo insieme al nostro cliente per capire cosa mantenere.
2) Cosa non ti piace affatto e hai mal sopportato fin qui, magari per mancanza di tempo o risorse?
Tutte le decisioni sono frutto di compromessi, anche quelle passate: è giunto il momento di riportare alla luce insoddisfazioni sospese e magari risolverle proprio grazie al redesign.
3) Qual è la storia dietro al tuo brand?
Come accennato prima, ogni azienda ha la sua storia: non è necessario portarsi dietro tutto il proprio passato (cosa che può rivelarsi rischiosa in termini di semplicità, chiarezza e sintesi) ma di certo non è opportuno dimenticarsene.
4) Un brand che ammiri, a cui ti piacerebbe ispirarti?
Il più invidiato, il top del settore di cui l’azienda si occupa, o semplicemente il prodotto di una ricerca interna: non significa copiare, ma costruire un insieme di riferimenti.
5) Quali sono gli aggettivi che il tuo pubblico associa al tuo brand?
L’immagine del marchio non è solo quella scelta e pensata da coloro che ci lavorano, ma (in gran parte) quella percepita dal pubblico: clienti, fornitori, utenti finali, del cui vissuto va tenuto conto.
6) Dove vedi il tuo marchio tra 10 anni?
Come è importante la storia passata, così è importante la futura: quali saranno gli obiettivi? In che direzione si va? Come crescerà il brand? Un redesign non è compito da affrontare troppo di frequente, quindi i passi futuri vanno previsti e incorporati nella reinterpretazione dell’identità.
7) Analizzare il target del tuo cliente.
Proprio come te, anche lui avrà una o più persona a cui fare riferimento: chi sono? Quali sono le loro difficoltà quotidiane? Perché dovrebbero scegliere te, invece che un competitor.
8) Quali sono i tuoi competitor?
Linguaggio visivo, target di riferimento, tecniche di comunicazione…in che cosa ti puoi distinguere da loro e in che cosa invece vale la pena mantenere continuità?
Infine è fondamentale chiarire ogni aspetto pratico del progetto:
9) Come funzionerà il processo di approvazione, quali saranno i suoi attori?
Il workflow va chiarito fin dall’inizio del progetto, per non incorrere in ritardi o problemi organizzativi, e per non trovarsi con mille diversi interlocutori a cui dover fare riferimento trovandosi magari spiazzati con altrettanti feedback diversi. Un suggerimento è quello di scegliere insieme a tutte le parti interessate uno SPOC (single point of contact), una persona unica di riferimento per la comunicazione.
10) Qual è l’effettivo risultato che ci si aspetta?
Non tutte le parti avranno in mente lo stesso obiettivo, nonostante sulla carta sia scritto “rebranding”. È importante chiarire anche ricorrendo a un linguaggio non tecnico i risultati per i quali lavorare. Rebranding per il cliente significa solamente un nuovo logo? O piuttosto una nuova strategia di comunicazione? Qual è il motivo per il rebranding?
11) Last but not least: quali sono i limiti di risorse e di tempo?
I limiti pratici del lavoro servono non solo a strutturare una tabella di marcia e a decidere il livello di impegno da investire, ma anche acapire quanta consapevolezza c’è, quanto è importante il progetto e quanto ci si vuole investire, in termini di energie.
Riassumendo, la vera componente essenziale di un progetto ben strutturato è in fondo una: chiarezza, chiarezza, chiarezza.